Equinozio d’autunno

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L’equinozio d’autunno cade generalmente intorno al 21 di settembre. Il termine “equinozio” deriva dal latino equus nocti e significa “uguale alla notte”. Il senso di questa locuzione sta nel fatto che in questo periodo le ore di luce e quelle di buio si equivalgono.

Se ricordate, abbiamo parlato, in occasione del solstizio d’estate, di come la luce del sole prevalesse sul buio, raggiungendo il suo apice e simbolicamente “trionfando” sulle tenebre. Spiegavamo  anche come il sole nella volta celeste compisse un cammino ascendente, poi si “fermasse” nel momeno solstiziale, per riprendere in seguito il suo cammino discendente.

L’equinozio d’autunno è il momento in cui luce e tenebre raggiungono l’equilibrio. Successivamente il sole riprenderà il cammino discendente, che culminerà nel solstizio d’inverno a Yule.

Interessante notare, parlando di Yule e cultura germanica-scandinava, come per i popoli norreni questo costituisse l’inizio del nuovo anno.

Mabon

I Celti chiamavano l’equinozio d’autunno “Alban Elued” che significa “luce dell’acqua”. Essi riconoscevano l’importanza delle forze all’opera in questo periodo. Se al solstizio abbiamo assistito al trionfo dell’energias maschile, ora stiamo per addentrarci nel grembo della madre terra, nell’ombra e quindi nel femminile. L’acqua in effetti rappresenta l’energia femminile, creatrice, nutrice e distruttrice.

L’equinozio veniva anche chiamato da Celti Mabon, in onore al dio, figlio di Modron, personificazione dell’antichissima Grande Madre neolitica. Modron, “la madre”, rapisce il figlio a tre giorni dalla nascita, portandolo in Anwin (l’oltretomba celtico), donandogli così la giovinezza eterna. Il giovane viene poi salvato da un cugino di Re Artù e può finalmente “tornare alla luce”, ovvero in superficie. In questo periodo dell’anno si celebra la discesa di Mabon in Anwin.

Come Kore

Forte è anche l’analogia col mito, peraltro già citato, di Demetra e Kore. Anche quest’ultima infatti compie un viaggio iniziatico che la conduce per tre mesi all’anno nel regno dell’oltretomba. Qui lo zio Ade, fratello di Zeus e Demetra, la prende in moglie. Kore/Persefone compie il suo inevitabile percorso esperenziale che la fa crescere e la trasforma. Da fanciulla indifesa a regina degli inferi accanto allo sposo Ade. Il senso della trasformazione in questo mito è molto forte  significativo. Non è un caso che questa dea diviene ben presto fulcro dei cosiddetti culti misterici eleusini, da Eleusi, la città da cui prendono il nome ed in cui venivano celebrati.

I misteri eleusini

Nella città di Eleusi sorgeva il tempio di Demetra e Kore. Qui in diverse fasi dell’anno si tenevano celebrazioni in onore delle dee, che col passare del tempo divennero appannaggio di pochi eletti. Erano chiamate misteri, infatti, perchè con l’introduzione del cristianesimo il culto è stato costretto alla clandestinità, seppure non bandito completamente.

Vi erano infatti moltissimi iniziati che appartenevano a classi abbienti o alla classe dirigente. C’erano tra gli iniziati eleusini molti imperatori, ad esempio, o esponenti della cultura. Il culto costretto a nascondersi diviene quindi misterico. La trasmissione delle conoscenze avviene solo tra iniziati e solo dopo aver superato alcune prove, per giungere a godere di questo status.

In questo periodo dell’anno diviene sempre più imminente il confronto con l’oscurità. Come ho detto, l’equinozio è l’ultimo momento in cui si gode di un equilibrio la la luce ed il buio. Dopo questa fase, ci addentriamo in un viaggio che, come è stato per Kore, ci condurrà nelle zone più remote di noi stessi. Alla scoperta di quanto di più misterioso ci possa essere dentro di noi e nella realtà che ci circonda e di cui noi siamo i creatori, perchè solo passando attraverso l’esperienza, giungeremo a rivedere la luce alla fine della caverna.

Celebrare Mabon

Il rituale di Mabon prevede l’impiego di colori autunnali. Se prima avevamo utilizzato colori sgargianti, per celebrare l’abbondanza della luce solare, ora preferiamo toni meno accesi. Il giallo diviene arancio, il verde è più scuro.
Le erbe da utilizzare nei rituali sono il grano e la quercia. Sono erbe equinoziali anche la calendula, il cardo, la vite e le ghiande. Anche qui ritroviamo riferimenti al mito druidico del re Quercia. Possiamo utilizzare degli incensi naturali, bruciare le erbe raccolte al solstizio ed allestire la tavola con la classica cornucopia, il “corno dell’abbondanza”. Esso in antichità conteneva oltre al grano, prodotti del raccolto, come ad esempio piccole zucche e castagne.
Ma questo è anche un momento per noi, per stare soli con noi stessi. Dedichiamo qualche attimo per fare delle passeggiate nella natura, assaporando la trasformazione che la pervade. Portiamo quella trasformazione in noi e rendiamoci parte attiva in essa. Abbattiamo ogni resistenza al cambiamento e allo stesso tempo esprimiamo tutta la nostra gratitudine per il cammino compiuto fin qui. Siamo grati per l’esperienza, per i legami e per i frutti che la natura ci ha donato. Infine raccogliamo le “nostre cose”, il nostro bagaglio esperienziale per cominciare il cammino discendente, quello che ci porterà nella caverna ad affrontare l’ombra, l’oscurità per uscirne rinnovati. È tempo di trasformarsi!

 

 

 

 

 

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